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Le Regioni scoprono i Tavoli Paese: quando l’immigrato fa il cooperante

Ghanacoop: 3,500 immigrati della comunità ghanese in Emilia hanno fondato una cooperativa per realizzare attività di cooperazione con il proprio Paese d’origine

di Emanuela Citterio

Il progetto più famoso è targato Modena. Si chiama Ghanacoop. Tremilacinquecento immigrati della comunità ghanese in Emilia sono diventati partner delll?Oim – Organizzazione internazionale per le migrazioni e hanno fondato una cooperativa per realizzare attività di cooperazione tra l?Italia e il proprio Paese d?origine.

A tre anni dalla nascita, Ghanacoop vanta già molti successi. Un?azienda agricola in un villaggio a 90 chilometri da Accra, la capitale del Ghana, produce ananas e frutti esotici che arrivano in Italia con il marchio del commercio equo Transfair. Gli utili saranno investiti per la costruzione di una scuola. Ma ci manca poco che anche la piadina romagnola finisca in Ghana: dal febbraio dello scorso anno è partita l?esportazione verso il mercato ghanese di prodotti agroalimentari tipici dell?Emilia Romagna. Ma sono sempre più le Regioni che vedono l?immigrazione sul proprio territorio come una risorsa da utilizzare per instaurare relazioni con altri Paesi del mondo.

In Emilia Romagna (ma anche in Umbria, Toscana e il Piemonte ci sta pensando) esistono i cosiddetti «tavoli Paese», coordinamenti di enti locali, ong e da poco anche associazioni di immigrati, che studiano insieme le problematiche di un?area geografica o anche di un singolo Paese in cui sono attivi dei progetti di sviluppo. «L?obiettivo», spiega Roberto Crisafi, del Servizio relazioni internazionali dell?Umbria, «è creare rapporti integrati con i Paesi nei quali si interviene utilizzando al meglio le risorse territoriali. La conoscenza e le relazioni degli immigrati in Italia con il Paese d?origine sono tra queste».

Info: www.spaziocooperazionedecentrata.it

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